Archi, traguardo del centenario per nonna “Ciccia”

A nome mio e della comunità di Archi ho portato gli auguri di buon centenario e un piccolo omaggio ad una donna meravigliosa, la quale rappresenta un vero patrimonio umano per Archi e per l’Italia intera. Durante la nostra conversazione sono stati raccontati degli aneddoti della storia di Archi, soprattutto durante la Seconda Guerra Mondiale.

Il 3 aprile del 1922 nasce a Reggio Calabria Francesca Barillà, chiamata dai suoi nipoti e pronipoti nonna “Ciccia”. Moglie del buonanima Giovanni Barbaro, soprannominato “Giuanninu u morti”, eroico soldato ferito al fronte durante la Seconda Guerra Mondiale e per tale ragione congedato dal servizio, torna nella propria terra natia per costruire il proprio futuro insieme alla futura moglie.

Nonna Ciccia ha sempre vissuto ad Archi, dalla nascita in Via Vecchia Provinciale, poi sulla Via Nazionale, nel palazzo in cui è presente l’attività Alimentari Barbaro. Si fidanza con colui che sarà il suo futuro marito nel 1940, nel 1949 giungono all’altare per la solenne promessa. Ha dedicato buona parte della sua vita ai suoceri che erano anziani, e lungo il tragitto dalla strada del ponte ferroviario (lungo il Torrente Torbido) fino alla casa dei suoceri in cui si recava per accudirli, i ragazzi seduti sul muretto cercavano di persuaderla nel concedere attenzioni, ma lei ha sempre tenuto una ferrea rettitudine morale come solo le donne di quel tempo sapevano fare.

In giovane età era soprannominata “a bella ra calata ru ponti” per la sua bellezza affascinante. Madre di Mimmo (il fotografo), Giovanna (moglie di Peppi u francisi) e Graziella (Alimentari Barbaro), nonna e bis-nonna di tanti meravigliosi nipoti e pro-nipoti, da sempre circondata dal loro affetto e dalle loro attenzioni. Nella sua vita si è sempre occupata della casa e della famiglia, aiutando anche nelle attività agricole presso alcuni possedimenti terrieri della famiglia proprio nella zona di Archi. Inoltre ha una grande bravura nel cucire e nel ricamare, passioni che ha ininterrottamente coltivato nel tempo. Da sempre è stata una donna riservata, mai al centro delle dicerie o del malcostume, mai una vita stravagante o con tendenze al modernismo diseducativo. Temprata nei suoi doveri, granitica nei suoi valori.

Con l’entrata in guerra dell’Italia, l’allora fidanzato Giovanni parte come militare a Chiuduno, nel bergamasco. Francesca, come tante altre donne e soggetti deboli, si rifugiano nelle colline di Archi, al Condorato. I due vivono il distacco e le preoccupazioni del tempo, Reggio vive una tragedia, a causa dei bombardamenti anglo-americani, che scuote tutto il territorio nazionale. Un avvenimento senza precedenti che segnerà la fine del Regno d’Italia e la nascita della Repubblica.

Suo marito “Giuanninu u morti”, nato nel 1913, stimatore di frutteti, calcolava quanti agrumi si sarebbero raccolti. Appassionato ed esperto della fasi della lavorazione del vino, nonché commerciante del prodotto agricolo, muore di ictus nel 1984. Gli succedono i figli Mimmo e Graziella (insieme al marito Cosimo Barillà), e l’esercizio commerciale è tutt’ora in attività.

L’origine dell’attività dell’Alimentari Barbaro è da ricercare negli anni 50 del ‘900, quando i genitori di Giovanni erano commercianti di vino, olive e altri prodotti agricoli. In questa attività commerciale viene inserito anche Giovanni e dopo la sua morte subentrano i figli. Negli anni 80 al commercio dei vini si aggiunge quello delle bevande e nei primi anni ’90 si commercia un po’ di tutto del comparto alimentare.

In questo breve racconto ho sintetizzato un po’ tutte le storie che le figlie Giovanna e Graziella, e la nipote Claudia, mi hanno raccontato, ma soprattutto le storie che nonna Ciccia mi ha lucidamente esposto. Avrei potuto scrivere tanti altri aneddoti della vita di questa famiglia, ma non escludo che possa riportarle in una pubblicazione saggistica dedicata alla storia e alle famiglie di Archi. C’è una storia che va preservata, con i propri ricordi, i valori e le tradizioni, che vanno assolutamente custodite, valorizzate e tramandate nei secoli.

L’emozione nell’averla conosciuta è stata tanta, ho visto una donna giovane e lucida, in lei traspariva una vita vissuta nella serenità del lavoro fecondo, della casa fedelmente custodita e nell’amore per la propria famiglia, a lei auguro altri 100 di questi giorni.

Auguri nonna “Ciccia”.